“Basta che un uomo odi un altro perché l’odio vada correndo per l’umanità intera.” (Jean-Paul Sartre)
Non si sa se Salvini abbia letto Sartre, ma è probabile che tragga ispirazione da Mussolini nel trasformare la paura in odio, diffonderlo, trovare un nemico su cui scagliare questo sentimento, concentrare tutti i mali contro un solo obiettivo. Distogliere l’attenzione – di tutti – dai temi per concentrarla sul nemico.Alzare il livello della violenza contro il prescelto. Sdoganarla. Giustificarla. Permetterla. Provocarla. Regalare alla folla in delirio un sacrificio da sbranare. Prevalentemente ragazze, donne, stranieri. Volgarizzare il dibattito. Ridere della volgarizzazione.Ridere di chi si inorridisce. Criminalizzare lo sdegno. Criminalizzare la cultura. Parlare dei problemi, elencarli e sparare a zero su un unico colpevole scelto con facilità: La sinistra.
Trae ispirazione da Mussolini che aveva identificato i bolscevichi come obiettivo da odiare e dalla comunicazione nazista di Goebbels che diceva che la propaganda non doveva essere intelligente, doveva avere successo. Non importa se è grezza, volgare o greve. Deve solo avere successo.
Questa è la strategia di Salvini che si basa sull’adozione di una sola idea, un unico simbolo e, soprattutto, sull’identificazionedell’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali. La sua campagna elettorale si fonda su questo semplice principio. Non ha bisogno di un programma. Non ha bisogno di argomenti. Non ha nemmeno bisogno di un candidato. È lui, soltanto lui, l’eterno candidato ed è lui, soltanto lui, a decidere di cosa bisogna parlare e come alzare il livello di odio.
Per Salvini, e la Lega di conseguenza, presentare un programma per i comuni, per le regioni o per il paese non ha alcuna importanza. Per il paese o per i comuni, Salvini non ha nessuna visione strategica, nessuna programmazione, nessuna pianificazione. Come se il futuro di quegli italiani di cui parla sempre e che dice di rappresentare non avesse alcuna importanza. Importa solo il suo futuro e la sua sopravvivenza politica. E per questa sopravvivenza la sua strategia è chiarissima.
Salvini vive ogni campagna elettorale come una sfida personale. Come se cercasse ogni volta la proclamazione della sua grandezza. Ogni risultato nutre il suo ego, come il sangue nutre un demogorgone ed esalta la sua sempre più smisurata spregiudicatezza.
Salvini fa di tutto per vincere in Emilia Romagna e lo fa perché sa che ha un avversario temibile. Il governatore uscente, Bonaccini, chiude il suo mandato con risultati più che positivi, è preparato e si prefigge l’obiettivo di portare la sua Regione a livelli ancora più alti.
Salvini fa di tutto per vincere e entra in gioco personalmentesempre ed in Emilia lo fa perché sa che la sua candidata è inadatta. Dimostra di non essere preparata, di non essere all’altezza, di scappare da ogni confronto, di confondere i confini e la geografia della regione che vuole governare, di dichiarare che, con loro, gli ospedali pubblici aprirebbero di notte e nei weekend (sic!), di non avere argomenti su cui attaccare o fare una battaglia personale. Questo è il modus operandi di Salvini, non importa governare bene ma importa governare.
A Salvini, quindi, viene in soccorso il solito metodo di mussoliniana memoria: il diktat. Durante una riunione allo StarHotels Excelsior di Bologna, Salvini detta ai candidati la sua propaganda in otto punti per il proseguo della campagna elettorale. Otto semplici punti.
Sta tutta qui la sua strategia per la campagna elettorale. Otto punti scritti su un foglio, che un distratto leghista ha dimenticato. Ci si legge tutto il triste e deprimente vuoto politico e tutta la strategia dell’odio destinato a propagarsi. I punti sono suddivisi in metodo (quasi tutti) e merito (pochissimi). Non si deve discutere del buon governo in Emilia perché avvantaggia chi governa ma parlare della proposta politica (e quale sarebbe?). Bisogna alzare il livello con giudizio e con il sorriso. Bisogna parlare “con la clava” di Bibbiano (ma non era finita?!). Si legge anche che “siccome i rapporti nel centrodestra sono quel che sono e alla fine un voto di lista non vale l’altro, dal 19 al 24 – vale a dire negli ultimi sei giorni di campagna elettorale – portare solo manifesti e simboli della Lega (nemmeno degli alleati ha rispetto?). Si legge anche “attaccare solo il PD parlando di Banca Etruria” (ancora?). Ma l’indicazione decisiva, il colpo da maestro, il colpo di grazia al nemico è scritta alla fine: “Dare a Salvini, come argomento, una famiglia (terremotata, ndr) ancora fuori casa. Per puntare sui ritardi nella ricostruzione”.
Questa è malvagità e il cinismo applicati alla politica. Questa è la politica dell’odio scritta nero su bianco. A Salvini interessa solo sfruttare i problemi dei cittadini per vomitare bile dimenticando i drammi e le sofferenze delle persone. Basterebbe leggere i suoi quotidiani post per rendersene conto. Pensare di mettere tra gli otto punti “Portare una famiglia terremotata” significa fare della malvagità un segno distintivo. Non esiste una cosa più disumana e più volgare.
Questo è Salvini il terminator. Fa, con la sua propaganda e grazie alla “Bestia”, dimenticare tutto ciò che funziona e non c’è mai l’ombra di una proposta per il futuro, per le scuole (al netto dei presepi e dei crocefissi), per la ricerca e le università, per lo sviluppo, la sostenibilità, l’ambiente, la sanità, la parità di genere, i diritti, l’economia… nulla. A lui interessa solo fomentare odio e intolleranze. A lui interessa devastare la nostra società per poter edificare il suo impero. Ma lui non sa che un impero non si costruisce sulle macerie.
Salvini, una cosa sa usare, l’arma di distrazione di massa. Creare le condizioni allarmanti che gli servono per continuare la sua propaganda. Creare il caos, aumentare lo scontro, portare sempre più rifugiati sulla strada per poterli attaccare. Aspetta ogni giorno, come uno sciacallo, di trovare una notizia di cronaca nera da sfruttare per la sua propaganda. Assetato di sangue.
Noi cittadini, quest’arma di distrazione di massa, la dobbiamo distruggere. Siamo rimasti solo noi. La stampa, sembra si sia assopita e non svolge più il suo lavoro di controllo, di contraddittorio e di indagine, si affretta a pubblicare lo scoop del giorno anche se sono quasi sempre fakenews. I pochi giornalisti rimasti a fare il loro lavoro sono certamente “bolscevichi” e sono sempre meno ascoltati e messi alla gogna.
“Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà. La menzogna si può mantenere per il tempo in cui lo Stato riesce a schermare la gente dalle conseguenze politiche, economiche e militari della menzogna stessa. Diventa così di vitale importanza per lo Stato usare tutto il suo potere per reprimere il dissenso, perché la verità è il nemico mortale della menzogna e, di conseguenza, la verità è il più grande nemico dello Stato.” (Joseph Göbbels)