“Ciao, sono un burocrate. Faccio cose, vedo gente. Il mio obiettivo è dare risposte fumose e rendere la vita del cittadino un inferno. Sono insensibile di fronte all’innovazione e l’ottimizzazione. Il mio hobby è imparare a memoria i cavilli. Alla domanda logica si risponde con una frase illogica e il gioco è fatto.
Ciao, sono un burocrate e dalla politica esigo deleghe, deleghe delle deleghe, motivazioni delle deleghe e delle deleghe. Impongo tempi di attesa biblici. Tergiverso.
Ma quando, ad aiutarmi, è la politica che si sostituisce all’amministrazione burocratizzata, il tutto diventa ancora più divertente. La palese incompetenza di un politico che crede di sapere di burocratese e risponde in burocratese rende il mio lavoro ancora più facile nel complicare l’esigenza del cittadino e di chi, in nome dei cittadini, vuole migliorare la loro vita.”
Il politico che si sostituisce al burocrate è sostanzialmente anti-progresso. Non capisce solitamente l’innovazione e il pensiero Smart e si auto-compiace con mezzucci, con piccole cose fatte per pavoneggiarsi in città.
Il politico-burocrate ha una mappa sul suo tavolo e cerca di mettere più bandierine con le sue iniziali sugli orticelli. Ostacola ogni iniziativa spontanea fatta da un altro perché ombreggia la sua visibilità.
È un classico del burocrate e del politico burocratizzato rimpallarsi la responsabilità delle cose che non vanno. Pietro Di Muccio de Quattro spiega metaforicamente questo fenomeno: “Sono un po’ come il gigante Anteo e la madre Gea che, uniti, erano imbattibili perché l’uno prendeva forza dall’altra restandovi a contatto. È vero che, secondo il mito, Ercole riuscì a strozzare Anteo sollevandolo dal suolo. Ma, nella realtà, da quando, per vizio proprio e per impulso del socialismo di destra e di sinistra, anche lo Stato democratico si è espanso come un crapulone, non si vede più all’orizzonte un eroe che, alla stregua di Eracle, abbia la forza e la sagacia di sconfiggere il gigantismo politico-burocratico.”
Il politico burocratizzato è una piaga. Perché non si limita ad avere effetti deleteri sui cittadini e le comunità, ma crea scompiglio in un vasto ambito di rapporti fra individui, poiché pilota una macchina organizzativa che gli consente di interferire pesantemente sui diritti e sulla vita dei cittadini. E questo è gravissimo. Perché va contro il volere del cittadino che, con il suo voto, gli ha conferito una missione ben precisa. Questa missione, non è chiudersi in una torre d’avorio a produrre carta e controllare ciò che l’amministrazione deve fare, ma è di dare indirizzi politici chiari, un obiettivo condiviso e una tabella di marcia precisa per raggiungere i target. Per poi rendere conto ai cittadini con un piano di comunicazione efficace e regolare nel tempo.
Nella storia politica e amministrativa italiana, ma anche oggi, si incontrano tanti individui con questa patologia, che influiscono in maniera nefasta sulla qualità della vita dei cittadini, degli utenti dei servizi e degli eletti che tentano di scardinare questo sistema.
La burocratizzazione della politica è la disumanizzazione della società per l’esasperazione del formalismo, indipendentemente dagli scopi e dai valori, perché inibisce ogni azione che ha come obiettivo la modernizzazione e il tentativo di andare oltre l’amministrazione corrente. Ostruisce progetti e rallenta il loro regolare processo verso la loro fattibilità. E il loro successo.
La mostruosità della burocratizzazione è antidemocraticità ma il suo eccesso devasta e investe come un rullo compressore i soggetti coinvolti, perché condiziona la vita sociale e i fruitori del suo servizio nascondendosi dietro atti, carte, codici, procedure verticalizzate, gerarchie imposte.
Non siamo più nel secolo scorso. Oggi, ogni cittadino può portare un valore aggiunto significativo alla società partendo dall’ambito in cui opera, dalle sue conoscenze. Il politico burocratizzato tende a coinvolgerlo in meccanismi auto o etero distruttivi. Lo Stato moderno, invece, è quello dotato di un apparato burocratico che, attraverso la contribuzione dei cittadini, assicuri l’efficienza e l’ottimizzazione dei servizi.
La Città di Barcellona, per esempio, ha capito perfettamente questo concetto e, grazie all’Assessora alla tecnologia e innovazione digitale, ha allargato a quattrocento mila cittadini volontari, le decisioni amministrative per trovare soluzioni innovative e condivise a problemi sociali come l’accesso alla casa, l’ambiente, l’emergenza climatica, il lavoro ecc. Questo è stato fatto sia per rendere partecipi tutta la comunità, sia per evitare ulteriori strappi sociali e ridurre lo scollamento totale che esisteva tra cittadini e amministrazione. Hanno messo al centro le persone e le loro esigenze ma trasformandoli in attori attivi.
Se le amministrazioni hanno dei circoli di partito attivi, propositivi e attenti al soddisfacimento delle istanze dei propri sostenitori, invece di essere piegati su sé stessi a parlare del nulla, devono essere in grado di discernere burocrazia amministrativa e politica moderna, venire incontro alla vita politica dei circoli ed essere aperti a proposte ed iniziative.
Ci si aspetta che siano i burocrati ad affossare delibere o proposte e che la politica di uno Stato moderno sia scaltra da smascherare questi atteggiamenti e non il politico burocratizzato ad ostacolarle.
La burocrazia, nei suoi estremismi, riduce l’efficacia di tutte le azioni mosse e proposte da eletti o cittadini e volte a migliorare la vita dei cittadini. Ma, e anche questo conta, riduce la volontà della politica di incrementare il suo consenso.