“E tu, tu che pensavi che fosse tutta acqua passata
che questa tragica, misera storia
non si sarebbe più ripetuta
Tu che credevi nel progresso e nei sorrisi di Mandela,
tu che pensavi che dopo l’inverno sarebbe arrivata la primavera
e invece no
e invece no.”
Covid e disordini. Oggettivo malessere e semi-lockdown. Paura e preoccupazione. Categorie intere che rischiano il collasso. I giovani di nuovo chiusi in casa con il loro diritto negato. Il diritto alla gioventù e alla spensieratezza nell’ambiente che erano soliti frequentare e disprezzare, perché sono giovani e alla loro età, si è dissacranti per diritto. Genitori, spesso madri (non dite mamme che mi sembrate l’uomo nero) che si sacrificano, scegliendo di restare a casa con i figli che non avranno più le loro attività – probabilmente scolastiche – e post scolastica. I commercianti, i ristoratori, gli artisti, i cinema, i teatri. Tutte le categorie che compongono il nostro tessuto sociale.
E il navigar ci è amaro in questo mare oscuro e tempestoso senza fare danni e il tema è farne il meno possibile garantendo la salute e l’incolumità dei cittadini tutti. Pure quella dell’uomo nero. La priorità è la salute. E questo deve rimanere saldo nella nostra mente.
Ogni categoria viene colpita ed ogni categoria dice di essere la più colpita. È probabilmente vero. È impossibile ascoltare le ragioni di ognuna di loro senza dar loro ragione. Io personalmente salverei le scuole superiori perché l’impatto di questa pandemia colpisce i giovani e quindi colpisce il futuro del nostro paese. Una categoria che dovrà portare sulle spalle, non solo un anno (sperando sia solo un anno) perso, ma anche tutte la crisi che stiamo vivendo oggi. Graverà sulle loro spalle e noi, che siamo adulti e che facciamo politica, dobbiamo stare loro accanto perché è accanto al futuro del nostro paese che dobbiamo stare. Ma il tessuto sociale va salvato e questo è composto di tutte le categorie. Tutti i lavoratori e non. Non esiste una categoria da salvare più di un’altra o da sacrificare prima di un’altra. “De cultura se magna” e si mangia di commercio e quindi di industria, di happy hour e cene e quindi del settore agro-alimentare, di moda e di design e quindi di artigiani e imprese. E in tutte queste categorie, ci sono i lavoratori. Dobbiamo essere lungimiranti e pensare ad obiettivi di lungo termine investendo. Non dobbiamo pensare solo ad un sistema di soldi a pioggia, che dovranno pur essere distribuiti oggi, ma anche costruendo un sistema duratore e solido. La Spagna ha appena presentato un bilancio ridistributivo che si basa, ad esempio, su un aumento delle imposte per le rendite e i patrimoni più alti, aumento delle spese sociali, sanitarie ed educative ecc.
Non ho una soluzione ma ho alcune certezze. So ad esempio che la compattezza di un governo rende il governo più forte e più focalizzato a raggiungere l’obiettivo invece di focalizzarsi a cercare di schivare i colpi interni (il famoso fuoco amico di renziana memoria), oppure a rispondere a questo o quell’altro membro del governo che si precipita a twittare o a scrivere un post per tentare di accreditare il suo di ministero, la sua esistenza nella sfera politica o per aumentare il suo misero consenso.
La compattezza della maggioranza può aiutare a far fronte a questa vergognosa strumentalizzazione dell’estrema destra, associata a delinquenti, che mettono a fuoco e fiamme quartieri interi in nome di commercianti o lavoratori. In nome di una rabbia sociale spesso usata a sproposito e mai affrontata veramente quando al governo c’erano loro.
La tecnica della destra è nota. Da più di un secolo. Leggere i libri di storia, ma anche il libro di Scurati, può permettere di capire che Salvini, Meloni, Fiore, i clan, gli ultras non hanno inventato nulla. Probabilmente qualcosa, loro, hanno letto e la ripropongono confidando sul fatto che l’italiano, in generale, ha smarrito la memoria. E allora soffiano e cavalcano vergognosamente queste paure, questo senso di smarrimento, l’angoscia di perdere tutto e di non avere un tozzo di pane da portare ai propri figli. Soffiano e spingono verso il disordine. Una scena già letta e che a me spaventa più della pandemia. Non propongono nulla se non il rifiuto. Il rifiuto di indossare la mascherina perché “non ce n’è coviddi”, diventato il tormentone da portare in TV da una D’Urso che, un giorno, dovrà pure fare i conti con la sua coscienza. Il rifiuto di accettare le precauzioni quando la curva dei contagi era in declino – in declino anche grazie ad un lockdown efficace – perché il virus era morto (tesi sostenuta anche da un primario, poco obiettivo e molto di parte, poi smentito dai fatti). Il rifiuto di ammettere che i contagi fossero in aumento in modo allarmante in Europa e pensare che questo non sarebbe tornato in Italia. Provocare con teorie sulla dittatura sanitaria e suona assai comico che dei fascisti lamentino una dittatura. Vale solo la loro?
Ma la cosa vile è questo tentativo di spostare l’attenzione. Su questo la destra è maestra. Ci ricordiamo tutti il disco rotto: “e allora il piddì”, “e allora i terremotati”, “e allora i soldi all’unicef”, “e allora banca Etruria”, “e allora Bibbiano”, ecc. Spostare l’attenzione dal disastro della gestione di Fontana e Gallera durante la prima ondata della pandemia, la seconda ondata e tutto quel che c’è stato nel mezzo, ha dell’incredibile. In mezzo alle due pandemie abbiamo scoperto che, mentre la gente moriva, Fontana pensava alla famiglia tradizionale: la sua. Tra moglie, figlia, cognato, soldi della madre alle Bahamas, camici, mascherine, vaccini antinfluenzali, ecc.
Abbiamo scoperto quanto fossero attenti ad arricchirsi mentre noi ci si barcamenava come meglio si poteva. Abbiamo scoperto che per mesi, lunghi mesi, nulla è stato fatto per affrontare il rientro in sicurezza e per affrontare l’inevitabile seconda ondata. Abbiamo scoperto che non hanno riorganizzato la medicina di territorio, mi rendo conto sia complicatissimo rivoluzionare un sistema radicato da più di 20 anni, ma nulla è stato fatto per aiutare i medici di medicina generale ad affrontare l’onda. Nulla è stato fatto per organizzare le ATS che sono collassate dopo pochissimi giorni dall’onda d’urto. Nulla è stato fatto per gli studenti e lavoratori con potenziamento di mezzi di trasporto su gomma e su ferro. Anzi, hanno spedito gli studenti in DAD per non caricare i mezzi per poi diminuire le corse dimostrando all’universo mondo la loro totale inadeguatezza e cialtronaggine. Dimostrando a tutti, che a loro, dei nostri figli, frega il giusto.
Si sono limitati ad aspettare la seconda ondata, passivi, per poi chiudere scaricando la propria incapacità su un’intera popolazione che si è trovata in luoghi sicuri come le scuole e gli uffici, ma insicuri come i mezzi pubblici. Obsoleti ed insufficienti. Come i membri della giunta lombarda.
E allora no. Allora io non accetto che mi si sposti l’asse di responsabilità. Non accetto che mi si sposti l’attenzione spaccando vetrine e i dehors dei locali o di vedere vermi incappucciati di nero che si spostano a testuggine per le vie della mia città o di qualunque città, in nome di una categoria alla quale non appartengono.
Ma non accetto nemmeno che il governo, che si trova ad affrontare ancora una volta la crisi più grave di sempre, si presenti scomposto. Che i partners di governo facciano finta di non far parte della maggioranza per un cicinin di visibilità che hanno perso. Che dei ministri rispondano ad una categoria con spocchia ed arroganza. Che un governo non sia veloce a valorizzare una proposta di compensazione o di “ristoro” per rispondere al moto di rivolta dei ristoratori in enorme crisi in tutto il paese. Che sia succube e quindi insegua per rispondere alla narrazione fascista. Che il governo non intervenga su una regione – la Lombardia ad esempio – per potenziare il trasporto e salvaguardare i giovani delle scuole superiori.
E non accetto che si permetta ad una forza dichiaratamente fascista di esistere perché esiste una legge dello Stato che lo vieta.
Per quanto mi riguarda, non farò sconti alla giunta lombarda perché ritengo siano i primi colpevoli di un disastro annunciato nel territorio dove vivo. Non farò sconti a chi semina distruzione e terrore in nome di una libertà che non conoscono e che hanno combattuto per distruggere. Non farò sconto ad ogni tentativo di riproporre un orrore già visto nel secolo scorso. Non lo farò nemmeno a chi risponde con spocchia. Ma difenderò il governo, pur nei suoi limiti, perché ora è tempo di salvare l’Italia e quello dei nostri figli. Ora è tempo di grandissimo sacrificio, di fare poca filosofia, di non sottovalutare il moto fascista che si nutre della pancia dei cittadini. Ora è tempo, a tempo perso, di rileggere le dinamiche che hanno portato l’Italia al buio cento anni fa e che, come canta Brunori Sas, si pensava fosse tutta acqua passata.
“Ci sono indubbiamente molte differenze rispetto a cento anni fa, ma il clima sociale e politico di allora manifesta sorprendenti ed agghiaccianti analogie con quello odierno”. (Antonio Scurati)