È così! siamo al paradosso che vede intere pagine sui social rimosse (come quella di I Sentinelli di Milano), per aver pubblicato il video del bambino nudo e di una donna, morti entrambi su una zattera durante l’ultimo naufragio, ma constatiamo, sgomenti, che migliaia personaggi, con profili falsi o veri – non ha nessuna importanza – vomitano liberamente e impunitamente bile, odio, razzismo ed escrementi, contro chiunque sia diverso o la pensi diversamente.
Si commenta con odio qualunque cosa, indistintamente. Al risveglio, aspettano che il loro leader dia il via con il suo sogghigno satanico ed eccoci di fronte all’orrore scritto con tanto di errori grammaticali e di sintassi. Abbiamo passato il weekend a leggere odio contro i francesi per la vittoria della coppa del mondo. Sia chiaro, non è in discussione la scelta di tifare per una squadra piuttosto che per un’altra. Ma quando il tifo è basato sulla composizione multietnica della squadra con la scusa del bidet o della Gioconda, ecco che l’effetto è diverso e si estende a macchia d’olio. Anche oltre i confini nazionali coprendoci di vergogna.
Questo tifo becero non appartiene solamente al popolino razzista e legittimato da un governo ancora più destroide, ma appartiene anche ad esponenti della politica leghista. (quelli del M5S seguono a ruota, ammutoliti o allineati, come sudditi dell’omino felpato). Esponenti politici che, maliziosamente e strumentalmente, pubblicano sui social delle foto della formazione francese degli anni novanta e attuale, per dimostrare la progressiva colorazione della squadra e sottintendendo un’invasione – che non c’è – ma che dobbiamo evitare, lasciando, così, libero sfogo allo sport nazionale: il vomito. Oppure, che prendono un aereo, a spese dello stato, per andare ad assistere alla finale della coppa del mondo in qualità di niente e a “gufare” contro la squadra di Macron.
Peccato che questa solerzia nel tifare come trogloditi e in barba al fair-play sportivo, non venga applicata per inorridirsi di fronte alla morte. Peccato che questa morte quotidiana che ci scoppia in faccia con violenza non susciti una valanga di compassione, di pietà, di amore e di tristezza. Peccato che questa morte venga dipinta come fake orchestrata ad arte in studi televisivi con tanto di zoom sul corpicino inerme di un bimbo che potrebbe essere mio, tuo, suo, vostro. Peccato che questa morte sia diventata così insignificante per il popolino razzista grazie ai tweet quotidiani del loro capetto. Peccato che anche l’unica superstite Josefa non abbia fatto tirare un sospiro di sollievo all’universo mondo ma ha fatto scoppiare una nuova onda di odio con commenti come “ma dai, si vede che è falso”, “ma almeno bagnatele le faccia per far vedere che è vero”, “peccato che si è salvata” (sì, era scritto senza congiuntivo), “un’altra che dovremmo mantenere”.
Cosa siamo diventati? Un popolo di mostri che non prova nessun sentimento? Hanno aperto le gabbie? Dolores O’Riordan dei Cramberries diceva nella sua canzone Zombie: “Quando la violenza causa silenzio, vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa”. La società si è trovata ad un bivio, scegliere tra la strada difficile verso l’evoluzione, quella fatta di studio, di impegno, di collaborazione e di inclusione, oppure quella più facile in cui si emerge affondando i più deboli. Mors tua vita mea. Stiamo guardando, impotenti, l’involuzione arrivare alla barbarie collettiva che in confronto il medioevo sembra il periodo hippie di Woodstock.
Cosa siamo diventati guardando, senza reazione, la foto di Josefa? Chi tace è complice di queste mostruosità. Chi accusa le ONG senza fondamento o generalizzando invece di puntare il dito contro chi ferma le barca “salvavita” è complice di questa mostruosità. Chi spara odio sui social, minacciando chi indossa la maglietta rossa è complice di questa mostruosità. Chi elimina le pagine facebook che mostrano la morte è complice di questa mostruosità.
Voi guardate Josefa dispiacendovi perché è viva. Guardiamola tutti e chiediamoci “chi ci salverà a noi da quei occhi”? Chi salverà la nostra coscienza. Coscienza che deve essere sgomberata dal superfluo per ridurla alla particella elementare: inorridirsi oppure no. Chi ci darà l’assoluzione per aver taciuto e per non aver accusato? Chi? Salvini, fotografato con un fucile in mano, che si dichiara pro lobby delle armi, mettendo a rischio l’incolumità dei cittadini o Giggino che dice in diretta TV: “La legittima difesa è un reato che va potenziato” dimostrando così tutta la sua ignoranza?
Oggi, 18 Luglio 2018, giorno in cui gli amanti della democrazia e dell’uguaglianza festeggiano il centenario di Nelson Mandela, guardiamo tutto l’orrore della vita di Josefa e di tutti i popoli oppressi e torturati, tutto l’orrore che gli esseri umani di serie B (deciso di una società bianca, colonizzatrice di quei territori di serie B, storicamente schiavista e sfruttatrice delle risorse locali. Umane e naturali) hanno dovuto subire, subiscono e subiranno per la sola colpa di essere nero, rosso, giallo, ebreo, musulmano… Povero. Di serie B appunto. Guardiamo gli occhi di Josefa e decidiamo che strada scegliere. L’evoluzione o l’involuzione. Decidere di essere così disumani o intraprendere la strada più difficile per cambiare se stessi. Scegliere tra lo sguardo dell’orrore o il sorriso di un bimbo salvato.
“I maiali della guerra strisciano sulle ginocchia, implorando pietà per i loro peccati. Satana, ridendo, spiega le ali”. (Black Sabbath)