« Quando l’ho sposato, sapevo che la mia vita sarebbe stata rocambolesca. L’uomo che avevo sposato era l’uomo delle grandi cose. Delle cose eclatanti. Era un giovane uomo ma con la consapevolezza di sé di un uomo maturo. Aveva sulla faccia l’espressione dell’uomo coraggioso. Bello e coraggioso. Sapevo che, sposandolo, la mia vita sarebbe passata dalla tranquillità della mia famiglia di origine all’esuberanza di una famiglia che faceva parlare di sé. All’esuberanza di un uomo bello che sapeva di esserlo. Intelligente che sapeva di esserlo. Coraggioso ed erano gli altri a saperlo. Stare accanto a lui, ci faceva sentire tutti protetti. Sposandolo, sapevo che avrei dovuto stare accanto ad un uomo capace di stare accanto ad una persona che ha subito ingiustizie anche a costo di essere l’unico. Stare accanto a lui voleva dire sapere che avrebbe denunciato qualunque illecito, ingiustizia o crimine anche se a commetterli poteva essere l’istituzione o un’armata intera.
Sapevo tutto questo ma non avrei mai immaginato il resto. Non avrei mai pensato che un giorno, le istituzioni lo avrebbero denunciato per calunnia – per poi perdere la causa perché lui aveva le prove. Non avrei mai pensato che le sue lotte contro l’illecito e l’ingiustizia lo avrebbero portato di nuovo a scrivere fiumi e fiumi di articoli di denuncia trascinando con se una sempre più numerosa folla di seguaci. Non avrei mai pensato che un giorno, lo stesso paese che lui amava più di tutto, più della sua famiglia, lo avrebbe tradito. Non avrei mai pensato che un giorno, il paese che amavamo così tanto, che lui amava così tanto, per il quale aveva sacrificato la sua gioventù e la sua vita da adulto, si sarebbe imbarbarito così tanto da diventare un nemico. Non avrei mai pensato che, un giorno, il populismo oscurantista avrebbe minacciato colui che respirava solo per il popolo.
Le minacce aumentavano. Prima con delle lettere, con le telefonate anonime. Con i segni lasciati sulla porta di casa. Pedinamenti. Macchine sotto case o di fronte a casa. Ogni volta che entravo con lui in macchina, immaginavo che saltasse per aria appena girava la chiave. E ogni volta che entrava da solo in macchina, chiudevo gli occhi pregando che non saltasse per aria. Ogni volta che camminavo con lui, sentivo la presenza inquietante di un estraneo dietro di noi e la sua mano che stringeva la mia. Ogni volta che usciva di casa mi guardava con quei suoi occhi solari, mi sorrideva sornione e mi diceva “ciao. Ci vediamo dopo”. Fingevo tranquillità ma io non ero come lui. Io avevo paura. Paura che mi lasciasse sola. E poi tornava e io respiravo.
La scorta non ce l’aveva, nonostante fosse minacciato e popolare. La scorta non ce l’aveva per scelta e perché, allora, avere la scorta non significava nulla per lui. Non si sapeva dove fosse il male.
Una mattina, come tutte le mattine, è uscito di casa con lo stesso sguardo, lo stesso sorriso, lo stesso “ciao”. È sceso, ha comprato i quotidiani, ha aperto la portiera della macchina. Vedo un uomo arrivare, tira una pistola e gli spara sotto i miei occhi. Quel giorno ho capito che avevo ragione: che la mia vita sarebbe stata rocambolesca, che avevo sposato un uomo fuori dal comune, che il suo amore per la giustizia, per i diritti delle persone, per la non discriminazione, per le donne, i gay, gli ebrei, i neri e i gialli, valeva più della vita. Quel giorno hanno ucciso l’uomo che avevo scelto ma non hanno ucciso il mio amore per lui.
Se avesse avuto la scorta, forse, oggi saremmo invecchiati insieme, avremmo viso i nostri figli costruire la loro vita, avremmo potuto goderci i nipoti insieme e ci saremmo goduti la pensione.
Se avesse avuto la scorta, forse il suo paese oggi sarebbe stato diverso. Le persone avrebbero avuto più giustizia. Il mondo avrebbe approfittato del suo meraviglioso sorriso. I suoi figli non avrebbero dovuto vivere con questo dolore immenso che si portano dietro da quel giorno.
Io ho scelto lui, ma loro no. Loro pagano un prezzo molto alto. Anche se lo fanno con dignità.
Se avesse avuto la scorta, avrebbe potuto vedere l’artista che è diventato suo figlio e la guerriera che è diventata sua figlia.
Se avesse avuto la scorta, sarebbe semplicemente accanto a me. »
Qui ho cercato di condensare più di 20 anni di dialoghi con una donna che ha vissuto accanto ad un uomo condannato e senza scorta. Mia madre.
Le istituzioni hanno il dovere di difendere chi denuncia il male. Hanno il dovere di stare accanto alle persone oneste che mettono a rischio la propria vita perché l’amore per il loro paese è più grande di qualunque cosa.
Le istituzioni hanno il dovere di essere fieri ed orgogliosi di queste persone perché sono rare e uniche.
Le istituzioni hanno il dovere di essere all’altezza di questa grandezza.
Le istituzioni italiane sono democratiche e costruite sulla più bella costituzione del mondo. Salvini, con le sue idee fasciste e totalitarista non le rappresenta.
Salvini é colpevole di aver fomentato l’odio e costretto persone libere a dover essere protette contro il male.