Castelnuovo di Porto: dove il Papa bacia i piedi, i nazionalpopulisti calpestano le speranza
Quello che sta succedendo a Castelnuovo di Porto non è, pur nella sua malvagità, una novità. Ma non dobbiamo abituarci a vedere chiudere malamente i sistemi di integrazione che funzionano. Non possiamo rimanere impassibili.
La modalità con la quale hanno agito ricorda cose maledettamente note. Immaginare la separazione delle persone in base a criteri a noi sconosciuti, fanno rabbrividire.
Separare donne, bambini e uomini, attuare piani di sgombero in 24 h senza dare nessuna informazione, senza permettere alle persone – perché di persone si tratta – di capire dove saranno ricollocate. I migranti si trovano dal giorno al domani a prendere le loro poche cose, i loro stracci in sacchetti, perché non possiedono nemmeno una valigia, per mettersi in fila e salire su mezzi che li porteranno verso l’ignoto. Distruggere le comunità, ferirle, ferire l’umanità, ricordano cose che l’universo mondo deve aborrire.
A Castelnuovo sono stati fatti progetti di integrazione che funzionavano e che vedevano i bambini andare a scuola, adulti trovare un lavoro e donne – che hanno subito ciò che solo le donne possono subire – interrompere il percorso di recupero. Interrompere tutto per separare e distruggere nuclei sociali. Annullare gli affetti e quella poca speranza che aiuta a pensare che magari domani qualcosa di bello potrà succedere e i lager libici, dove hanno subito ciò che nessun essere umano può immaginare, sono lontani… E quel domani arriva. Arriva con il suo carico di novità e di perfidia. Distruggere la speranza e decidere di sparpagliarli. Distruggere l’identità. Portarli a pensare che anche oggi non possono sognare. Non possono sperare. Annientano tutto.
Perché?
Ma si, ma basta, la devono smettere di venire qui da noi. Quei maledetti bambini e ragazzi con la bella pagella cucita addosso come visto d’ingresso per l’Europa, pensando di poter aver un futuro… ma come si permettono solo di pensarlo o di sognarlo. Nemmeno noi che viviamo in Europa vogliamo il meglio per i nostri figli o pensiamo di offrire loro un’opportunità per il loro futuro. In Africa non lo sanno che in Italia la cultura non premia? No non lo sanno. Retrogradi medievali. Credono ancora che bisogna studiare per avere una vita migliore di quella dei loro genitori. Una madre che cuce, orgogliosa, la pagella del figlio nella tasca. Che ne sa lei dell’Italia? “Un popolo di bibitari, comici e di fannulloni” (semi Cit.)
Salvini, perché bisogna fare i nomi degli attori come nei migliori film, si nutre della paura che crea e offre in pasto alla gente che lo acclama brandelli di carne di immigrati come trofeo. Scende tra loro e si fa baciare le mani con gli abiti di scena cuciti sulla sua stazza e il colesterolo che straborda. Ridacchia della morte e, sopra le immagini dei cadaveri, si strafoga, bulimico, di tutto ciò che gli capita a tiro.
Salvini e le sue stampelle a cinque stelle non vogliono l’integrazione. Non vogliono vedere la pace. Perché nella pace non prosperano. Nella pace non regnano. Nella pace non posso mettere in atto il loro piano diabolico. Quello di dare ai cittadini italiani la prova umana, terribilmente umana, che il nostro paese è strapieno di clandestini che ciondolano per le strade, che stuprano le nostre donne, rubano, uccidono e poi puzzano. E a loro, non si può mica dare cappuccino e brioche. Eh no. Loro devono morire così imparano a venire da noi.
Il tutto nell’indifferenza totale.
“Quando la maestra mi disse “non ho fatto io le leggi razziali” capii che l’indifferenza fa più male di uno schiaffo. Quella indifferenza è la mia nemica personale.” (Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah).