“Meglio la Russia che i petrolieri” – disse Di Maio dimostrando tutta la sua inettitudine o il suo ridicolo tentativo di confondere il suo elettorato. Come disse Confucio, se non puoi convincerli, confondili.
Già qualche mese fa, avevo scritto un articolo sulla questione del TAP inserendolo in uno scenario energetico e geopolitico internazionale e spiegavo come la questione energetica fosse strettamente legata ad equilibri politici più ampi.
Anche oggi, alla luce delle ultime indiscrezioni da inchieste giornalistiche, parrebbe che in questo scenario internazionale parrebbe di essere ancora immersi e, se le inchieste fossero fondate, lo scenario politico porterebbe ad un problema di sicurezza nazionale molto serio.
Cerchiamo di capire perché la frase del Vice Premier Di Maio sia non solo inadatta ma anche fuorviante
La maggior parte dei più grandi produttori di gas nel mondo sono dei giganti dell’energia con delle operazioni Oil&Gas che coprono sia le attività “upstream” ovvero di esplorazione e produzione, che “downstream” ovvero di raffinazione, marketing e vendite di prodotti (gas e by-product di raffinazione).
Se guardiamo il ranking per paese, i primi produttori risultano essere gli Stati Uniti d’America seguiti dalla Russia, Iran, Qatar, Canada e Cina. Gli USA sono primi produttori soprattutto per l’apporto delle Major sommato anche alla produzione di molte piccole compagnie (le così dette independent).
Se invece guardiamo il ranking per compagnia, il top produttore diventa la russa Gazprom con una produzione che copre l’11% del totale mondiale. Gazprom è controllata dal governo russo che detiene più del 50% degli outstanding shares.
La seconda compagnia dopo la Gazprom è l’americana ExxonMobil che ha scalato il ranking mondiale dei produttori di gas grazie ad un piano di crescita per linea esterna, ovvero tramite l’importante acquisizione della compagnia XTO il cui business era focalizzato sull’unconventional gas (shale gas). Operazione che è costata quarantuno miliardi di dollari.
Ricordiamo che il boom dell’unconventional ha portato gli USA a passare da importatori netti ad esportatori netti di gas. Hanno trasformato i loro terminali di ricezione e rigassificazione di LNG (Gas Naturale Liquefatto) in liquefattori dove hanno fatto convogliare la produzione domestica e da lì esportato nel mondo rovesciando totalmente l’equilibrio energetico mondiale.
L’Europa è legata per più della metà del suo fabbisogno al gas proveniente da altri paesi o via gasdotti, oppure via metaniere con gas liquefatto (LNG).
Le importazioni via gasdotti vengono per il 39% dalla Russia, 30% dalla Norvegia, 13% dall’Algeria. In questo contesto, l’Italia consuma più di settanta miliardi di metri cubi di gas all’anno ed è importato per il 90%. Delle importazioni, il 45% viene dalla Russia. Il resto è suddiviso tra Algeria, Libia, Olanda, Norvegia.
La domanda europea di gas è destinata ad aumentare anche per gli accordi che l’Unione Europea ha siglato a Parigi per il raggiungimento degli obiettivi sul clima che vincolano i paesi membri a ridurre del 40% il proprio consumo di energia entro il 2030 e entro quella data, almeno il 35% di tutta l’energia UE dovrà provenire da fonti rinnovabili e il resto composto anche da gas naturale.
È chiaro quindi che nel mix energetico di cui dobbiamo disporre, il gas rappresenta un fossile eccellente per la transizione energetica e il progressivo abbandono del carbone e dell’olio.
È la rivincita dell’Oro Blu (gas) dopo la supremazia dell’Oro Nero (petrolio). Di conseguenza, i paesi che posseggono importanti riserve di gas, avranno la possibilità di esprimere un maggiore rapporto di forza all’interno dello scenario internazionale.
Su tutti, emerge prepotentemente il ruolo della Russia e quindi riusciamo a mettere in luce il legame esistente tra gas naturale ed influenza geopolitica. D’altronde, questo concetto era ben chiaro a Vladimir Putin il quale, nel lontano 2003, consapevole che l’oro blu avrebbe fatto da ponte tra l’era delle fonti fossili e quella delle rinnovabili, disse: “Il ruolo della Russia nei mercati energetici mondiali determina in larga misura la sua influenza geopolitica”.
Lo scenario energetico mondiale è, quindi, tutto politico. Perché, mentre per gli Stati Uniti, i player sembrano essere le Oil Company, (sembrano, perché dobbiamo ricordare che Condoleeza Rice, ex Chevron fu nominata Segretario di Stato da Bush e che il primo Segretario di Stato nominato Da Trump fu Rex Tillerson, ex intoccabile numero Uno di ExxonMobil), per la Russia vige il dominio della “società di Stato” Gazprom. Il suo ruolo diventa quindi politico ed è di putiniana memoria.
Perché quindi la sicurezza energetica è legata a problemi di sicurezza nazionale? E perché dire “meglio la Russia che i petrolieri” è un’autentica sciocchezza? Perché alla sicurezza energetica è legata la posizione dominante della Russia. Perché per garantire la sicurezza nazionale, è fondamentale garantire la diversificazione della fonte di approvvigionamento e quindi garantire una posizione paritetica in sede di negoziazione.
Ecco perché Russia e petrolieri sono la stessa cosa. Ecco perché quelle intercettazioni all’Hotel Metropol di Mosca sono di una gravità inaudita. Perché la Russia, finanziando un partito politico, sovranista e nazional populista, in forte crescita nel nostro paese, lo porterebbe ad una posizione di debolezza e porterebbe il paese ad una posizione di sudditanza. La dipendenza energetica farebbe perdere al nostro paese la sua sovranità, la sua libertà e la sua democrazia.
Per quanto riguarda la Presidente del Senato, che si è rifiutata di accogliere la l’interrogazione dell’opposizione definendo il caso giornalistico un “pettegolezzo”, ricordiamo che i pettegolezzi di un paio di giornalisti americani del Washington post, diedero luogo al più grande scandalo politico della storia moderna: il Watergate.
“Gli argomenti di una campagna elettorale sono la pace e la prosperità, non i fondi spesi per ottenerla”. (Tutti gli uomini del presidente – Watergate)